In un nostro articolo pubblicato in questo blog avevamo sottolineato l’importanza che l’interpretazione e la traduzione legale rivestono all’interno dei tribunali, e non solo. Questo argomento è più che mai attuale, il processo di Coblenza fa riemergere le lacune nell’accesso linguistico in ambito legale.
Iniziato nell’aprile del 2020 presso il Tribunale di Coblenza in Germania, il processo che vede sotto accusa diverse figure del governo siriano, accusate di vari crimini contro l’umanità, è il primo tenuto in Europa a giudicare i reati commessi dal regime di Bashar Assad.
Sulla base del principio della giurisdizione universale, gli imputati, un alto funzionario dell’intelligence siriana e un suo sottoposto, sono stati giudicati colpevoli dei crimini loro attribuiti, tra cui migliaia di torture e numerosi omicidi. Il verdetto ha condannato il primo imputato all’ergastolo e a 4 anni di detenzione il suo subordinato.
Nonostante questo procedimento rappresenti un segnale positivo di giustizia e impegno internazionale, si è forse persa l’occasione di includere e coinvolgere l’intera popolazione siriana. Diversi cittadini, tra cui attivisti e giornalisti, hanno evidenziato l’impossibilità di molti ad accedere integralmente alle informazioni e agli sviluppi nati all’interno del tribunale tedesco.
Il processo di Coblenza: la questione linguistica
Lo svolgimento delle 108 udienze, nelle quali hanno deposto 80 testimoni, è avvenuto prevalentemente in lingua tedesca. Ma a non essere state tradotte non sono solamente le sessioni del tribunale, anche i comunicati stampa sono stati pubblicati solo in tedesco. Solamente i verdetti, anche se in un momento successivo alla loro emanazione, erano fruibili in entrambe le lingue.
Le persone di lingua araba interessate alla vicenda, tra cui testate giornalistiche e gruppi attivisti, dipendevano dalle segnalazioni di coloro che hanno presenziato alle udienze. Sì, poiché un gruppo selezionato di giornalisti ha potuto fruire dell’interpretazione in arabo di quanto detto nel corso del processo.
Come più volte sottolineato, poter assistere agli sviluppi del tribunale di Coblenza in lingua araba avrebbe certamente incrementato l’impatto che questo processo ha nei confronti delle comunità colpite. I sentimenti degli attivisti non sono però da intendersi come polemici o provocatori. Come espresso da Hassan Kansou, presente alle udienze:
“Apprezzo così tanto il lavoro svolto dalla corte che voglio che tutti lo sappiano”
Nonostante i presenti di origine siriana parlassero correntemente il tedesco, hanno riscontrato numerose difficoltà a capirne i termini e i concetti strettamente legati all’ambito legale, mettendo in evidenza l’importanza di un linguista esperto. Kansou ha presentato un appello alla Corte costituzionale tedesca per rendere disponibile la traduzione in arabo anche per i partecipanti “passivi” delle udienze.
Mercoledì scorso, il 19 gennaio 2022, si è aperto il processo contro il medico siriano accusato anch’egli di aver commesso crimini contro l’umanità durante la guerra siriana. Speriamo che la giustizia sia accompagnata da un accesso linguistico completo, rivolto a tutte le persone interessate..
Fonti: ECCHR, The New Humanitarian, Human Rights Watch