Attraverso…la lettura. Siamo arrivati al primo lunedì del mese! Vi ricordate quel caffè che vi avevo promesso? Metto la moka sul fuoco e approfitto per far riposare un po’ gli occhi lontano dallo schermo.
Non sono mai stata una grande sportiva, quindi mi sa che è questa la parte più allenata del mio corpo. Per motivi professionali e per diletto, la lettura è un’attività che occupa gran parte delle mie giornate.
Ho appena consegnato un lavoro, dopo la pausa inizierò un nuovo brevetto: ironia della sorte, l’invenzione riguarda il settore oftalmico. Apro il progetto, allego i glossari che mi servono, inforco gli occhiali e inizio a lavorare sul testo pretradotto. Inizia qui la mia lettura, che viaggia su due binari diversi e paralleli.
Vi spiego cosa succede: quando ci viene affidato un testo da tradurre, lo inseriamo in un software che lo prepara con l’aiuto di un motore di traduzione. Visualizzo il testo in un’interfaccia dove viene suddiviso frase per frase: ogni frase ha accanto la sua traduzione, da rileggere attentamente e, se necessario, modificare. Nella mia lettura inizio proprio dalla traduzione, confrontandola in seconda battuta con il testo originale: anche se non sembra un processo intuitivo, ormai è qualcosa che faccio istintivamente, oltre ad essere l’approccio standard per il post-editing.
Noi di ASTW siamo esperti di post-editing della traduzione automatica, tant’è vero che abbiamo anche curato un libro sull’argomento. Visto che in questa puntata si parla di letture, potrei anticiparvi qualcosa che succederà nei prossimi mesi ma… preferisco lasciarvi indovinare. 😊 Torniamo a noi. La traduzione automatica ha lavorato bene, ma mi accorgo di una parola che stona: cosa c’entrano le tinte? C’è un refuso nel testo originale: dye al posto di eye. Controllo che l’errore non sia presente altrove nel testo, preparo una nota per il cliente, procedo con ghigno sprezzante. Nulla sfugge al mio occhio di falco e con la tecnologia dalla mia parte mi sento invincibile, un Robocop della traduzione.
Colpo di scena: lo sentite lo squillo di Skype? È Francesco, uno dei nostri PM. Mi chiede se ho voglia di occuparmi di un progetto interessante. Di solito queste proposte nascondono trappole pericolosissime, ma stavolta mi è andata bene: è una prova per un nuovo cliente, che ci invia un testo di marketing. Altro giro, tutt’altro tipo di traduzione – e di lettura! Qui ci vogliono creatività, sensibilità al tono del testo originale e la capacità di leggere tra le righe: come posso ricreare questo modo di dire? Quali sono i punti strategici dove potrei piazzare queste keyword? Come posso giocarmela per rendere la mia traduzione bella da leggere?
È incredibile come questi pensieri si siano portati via le ultime ore di lavoro in un soffio. Ora di staccare – che, tradotto in smartworkese, per me vuol dire passare dalla sedia al divano, forse con la gatta sulle ginocchia, probabilmente con un bel libro tra le mani (per i più curiosi: ho in lettura questo e lo sto trovando un libro potentissimo).
Nei momenti di svago e in orario d’ufficio, ho imparato con il tempo che leggere è un’attività tutt’altro che passiva. Leggere con attenzione porta infatti a reagire, ad approfondire, genera dubbi e domande: stimola la curiosità.
È questa l’arma segreta di ogni buon traduttore: forte della sua esperienza eppure sempre pronto a imparare, legge ogni volta come se fosse la prima.
E voi, sarete così temerari da perseverare nella lettura delle mie peripezie? In tal caso, ci vediamo il mese prossimo per parlare di ricerca!
Quella nell’immagine di copertina sono io, disegnata da Claudia Plescia.