Quanti di voi alla fine di un messaggio particolare sentono la necessità di aggiungere un’emoji? Magari per chiarire la finalità del nostro testo o abbassare il tono di quanto abbiamo appena detto? Ecco, io sì.
E quanti, invece, relazionandosi per via telematica con i propri colleghi o con il proprio superiore passano almeno dieci minuti a contemplare e immaginare ogni possibile risvolto, positivo o negativo, dietro a un semplice “ok”? Magari in risposta a un nostro rifiuto o in una situazione al di fuori dalla nostra zona di comfort? Ecco, io sì.
Tutto questo è spesso causato, molto semplicemente, da piccole differenze generazionali. Oggi vi propongo un articolo di Multilingual che affronta proprio questo tema.
Buona lettura. Anzi, buona lettura 😊 (oh, così va meglio!).
Emoji e generazioni
Cosa significa per te l’emoji “🙂”?
Se per te è solo una normale faccina sorridente e spensierata, di quelle che potresti usare alla fine di un messaggio di congratulazioni, allora è probabile che tu non faccia parte della Generazione Z. Per molti adolescenti e ventenni, la semplice faccina gialla ha una connotazione passivo-aggressiva, o addirittura sarcastica. Per comunicare una felicità genuina o qualsiasi altro sentimento positivo, la Generazione Z preferisce usare altre emoji più espressive, come le faccine arrossate o persino l’emoji da cowboy.
Un recente rapporto del Wall Street Journal affronta le differenze generazionali nell’uso e nel significato delle emoji, evidenziando le nette distinzioni tra Millennial, Generazione X, Baby boomer e le loro controparti più giovani, e forse più esperte di tecnologia, della Generazione Z. Intervistando numerosi utenti, Aiyana Ishmael ha analizzato i modi in cui le emoji comuni hanno connotazioni e frequenze di utilizzo molto diverse tra le diverse generazioni. Ishmael osserva che l’aumento dell’uso di emoji nei contesti di lavoro ha portato a un maggior numero di problemi di comunicazione intergenerazionale.
“Prendiamo l’emoji trista di una faccina accigliata. È definita dai dizionari online come “frustrata”. Ma sembra avere una connotazione più sessuale per la Generazione Z”, scrive Ishmael. “È quasi come un sospiro di dolore perché qualcuno è troppo attraente”.
Gli studiosi sono interessati ai diversi modi in cui i vari gruppi demografici utilizzano emoticon ed emoji ormai da molti anni: una rapida ricerca su Google Scholar fornisce diversi sondaggi sociolinguistici sui modi unici in cui le persone di gruppi diversi utilizzano questi simboli. Molti ricercatori ritengono che emoji ed emoticon sostituiscano il linguaggio del corpo, ovviamente assente nella comunicazione digitale scritta.
Localizzazione e introduzione a cura di Stefano Gaffuri.
Originale qui.