Una delle più grandi opportunità, e motivo di orgoglio, per un’agenzia di traduzione è poter partecipare a eventi sponsorizzati come il Global IP ConfEx di Londra, organizzato da Events4Sure.
Partecipare a un evento, i cui temi non riguardano specificatamente la traduzione, è un vero piacere, oltre a essere un momento d’oro dal quale imparare.
Il Global IP ConfEx di Londra è stato un vero e proprio biglietto vincente per una giornata in compagnia di professionisti, con cui condividere e rivedere le proprie idee e concetti.
L’evento di Stephen Walia, Ceric Matthews, e amici, si è svolto presso il Queen Elisabeth II Centre di Westminster, a Londra, e ha riunito avvocati, agenti di brevetti, responsabili legali IT e ingegneri di sicurezza informatica. Oltre a noi, erano inoltre presenti altre due agenzie di traduzione.
In questo evento, i partecipanti hanno avuto una visione del “dietro le quinte” nel mondo della proprietà intellettuale; e noi abbiamo deciso di iniziare il nostro resoconto prendendo come esempio la problematica relativa a vaccini, farmaci, diagnosi e la rinuncia al brevetto dei vaccini per il COVID-19.
LA RINUNCIA AL BREVETTO
Rinunciare o non rinunciare? Questa non è l’unica domanda.
Un tema all’ordine del giorno in tempi di pandemia sono state le difficoltà nell’ottenere i vaccini per i paesi poveri. Il Dr. Duncan Curley, da Penningtons Manches Cooper LLP, ha introdotto una grande domanda circa la reale necessità e l’equità delle richieste di rinuncia al brevetto da parte di paesi, come ad esempio, Sud Africa e India.
Secondo ourworldindata.org/covid-vaccinations da giugno a settembre 2022, nei paesi africani, solo il 20% della popolazione risultava vaccinata contro il Covid-19. Tuttavia, è solo una questione di vaccini, medicine, strumenti diagnostici e prezzo? La deroga al brevetto per le procedure di produzione è la soluzione a questo problema?
Può sicuramente aiutare in un certo senso, ma sussistono molti altri fattori legati all’Africa.
Come la mancanza di professionisti formati per utilizzare e applicare questi strumenti, o la logistica relativa al come raggiungere alcuni punti del continente. Inoltre, in relazione ai paesi ricchi, devono essere considerati diversi altri fattori. Come l’uso improprio di investimenti da parte di enti sia privati che pubblici e le politiche dei vari stati. Politiche concepite per privilegiare il mercato interno, a scapito dei mercati esteri dei paesi a basso reddito, che avrebbero ricevuto il surplus.
Le altre due presentazioni non erano direttamente correlate al Covid-19, ma, come in un flusso di pensiero, Roberto Valenti di DLA Piper, e in seguito Philippe Thomas, il fondatore di Vaultinum, hanno introdotto i partecipanti al tema della protezione.
Nello specifico, Valenti ha parlato della necessità di proteggere i segreti commerciali delle imprese. Parlando della cura dei dati che un’azienda potrebbe divulgare al pubblico, senza considerare i pericoli legati alla mancanza di segretezza.
IL GLOBAL IP CONFEX DI LONDRA E I SEGRETI COMMERCIALI
In un panel successivo, Giovanna Vigano (Mastercard), Abraham Mertens (Arista) e Andrea Ruggieri (Digital Legal Forum) hanno ribadito e sottolineato la stessa necessità di segretezza per i brevetti; ricordando che sia per le grandi che per le piccole imprese, così come per gli inventori, la segretezza è la chiave per poter registrare un brevetto.
Meglio prevenire che curare: questa espressione riassume l’idea di base citata in precedenza. Le aziende che vogliono proteggersi devono considerare la possibilità di proteggere anche i propri dati IP.
Come case study dell’evento, Events4Sure ha portato Vaultinum sul palco, dove il fondatore ha trattato il tema dei beni immateriali. Questi possono essere facilmente copiati e dev’essere presa in considerazione una valutazione della sicurezza dei dati IP, con particolare attenzione ai prodotti software di terze parti e ai prodotti open-source.
Questi potrebbero essere utilizzati dagli hacker per rubare informazioni alle aziende, e pertanto, si rendono necessari validi strumenti di scansione e valutazione di possibili violazioni.
I beni immateriali possono essere facilmente copiati da altri e per questo motivo devono essere costantemente monitorati.
PROPRIETÀ INTELLETTUALE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
L’Intelligenza Artificiale rappresenta un ottimo esempio di bene immateriale. Tutta la tecnologia basata sull’IA deve essere brevettata, tuttavia, qual è la definizione di IA? Cosa si intende per invenzione a essa correlata?
Una delle definizioni riportate nel panel condiviso tra Rachel Free (CMS, LLP), Gianluca Campus (Sky Italia), Matt Hervey (Gowling WLG) e Michael Williams (Marks & Clerk) è stata “Math technics to perform tasks”.
Tuttavia, è cosa ben nota che le procedure matematiche non siano brevettabili.
I brevetti inerenti al mondo dell’Intelligenza Artificiale sono difficili da ottenere per molte ragioni, una di queste è la difficoltà a stabilire ciò che può e non può essere brevettato.
Esistono diversi concetti che sovrastano le varie normative nazionali. Forse, invece di proteggere l’IA, si può proteggere il suo l’output?
La maggior parte delle tematiche che collegano la proprietà intellettuale all’intelligenza artificiale, purtroppo, non sono mai state affrontate, nonostante l’intelligenza artificiale esista dagli anni ’40!
Per concludere, vi è una reale mancanza di discussione in merito.
Infine, l’evento ha evidenziato la necessità di “insegnare ai propri clienti“.
La necessità di educazione che riguarda in prima persona noi stessi e le persone che lavorano al nostro fianco.
Questo è ciò che è rimasto per me, una partecipante tra tutto il pubblico della Global IP ConfEx 2022 di Londra: la necessità di informare e allo stesso tempo essere informati su tutte le questioni relative alla proprietà intellettuale.
Questioni che interessano direttamente e indirettamente ognuno di noi, sia per questioni legate al nostro lavoro, sia per capire meglio il mondo che ci circonda.
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