Nonostante la reale paternità della prima macchina da scrivere sia motivo di dibattito, una cosa è certa: l’inventore William Austin Burt ne depositò il brevetto nel 1829.
Ma andiamo per ordine.
In Inghilterra, infatti, nel 1714 l’ufficio brevetti britannico concesse all’ingegnere Henry Mill il brevetto per una macchina da scrivere. Tuttavia, questo modello non fu mai realizzato né vi fu mai traccia di disegni o specifiche inerenti.
Un viaggio nei secoli
Nel tentavo di ripercorrere, anche se brevemente, la storia di questi dispositivi, il museo della macchina da scrivere mi viene in aiuto. Sembra infatti che il più antico tentativo di creare una macchina come supporto alla scrittura risalga al 1575. Fu un italiano, Francesco Rampazetto, a progettare il congegno meccanico in questione, con l’obiettivo di permettere una migliore comunicazione scritta alle persone non vedenti.
Circa 300 anni più tardi fu Pietro Conti, di nuovo un italiano, a costruire il Tachigrafo, un macchinario capace di scrivere manovrando su una apposita tastiera. Partì con la sua invenzione diretto in Francia, dove alcune fonti ritengono depositò un brevetto per la stessa. Tuttavia, l’attività francese non è tutt’ora ben documentata poiché i suoi brevetti andarono perduti a causa sia di una cattiva archiviazione sia degli eventi legati al terremoto di Messina, dove alcuni fascicoli erano conservati.
Successivamente, Giuseppe Ravizza, avvocato novarese, costruì nel 1846 un “cembalo scrivano”, brevettato successivamente nel 1855, di cui un modello è conservato al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
Dalla macchina da scrivere alla QWERTY
Il “tipografico” di Burt (il cui brevetto compie oggi 192 anni) fu una delle prime macchine da scrivere, anche se basandoci sui brevetti ad oggi disponibili dovremmo in realtà dire la prima. Brevettata nel 1829, questa macchina era azionata a mano e stampava inchiostro su un supporto cartaceo. Burt era un geometra del governo e aveva bisogno di redigere rapidamente la corrispondenza ufficiale. Osservando gli impiegati affannarsi in laboriosi compiti di scrittura colse l’ispirazione per creare una macchina che velocizzasse il lavoro di segreteria.
Burt aveva due versioni del suo dispositivo meccanico. Il primo (distrutto nell’incendio dell’Ufficio brevetti del 1836) era una scatola di legno che poteva essere portata a mano. Il secondo era un grande modello avanzato montato su quattro gambe. Il macchinario rappresentava una vera innovazione negli Stati Uniti, nonostante il meccanismo fosse troppo lento.
Fu poi Christopher Latham Soles a perfezionare e ideare una nuova macchina da scrivere i cui tasti fossero disposti in maniera più funzionale alla scrittura rapida. Posizionò i caratteri più utilizzati in modo tale che non fossero a contatto tra loro, evitando così l’incepparsi frequente di questi ultimi. La disposizione è ormai familiare a tutti, parliamo della tastiera “Qwerty”.
P.S. dall’idea di Soles nacque poi la famosissima Olivetti M1, ma questa è un’altra storia, forse.